Veröffentlicht am 14.03.2010
14.3.2010 - La Repubblica
Nella Monaco di Ratzinger sotto shock Chi porterà più i nostri figli in chiesa?
MONACO - Sulla Maximilianstrasse delle boutiques di Vuitton e Versace i bavaresi bene passeggiano eleganti come ogni sabato. Famiglie e coppiette, catenine d' oro col crocifisso o la Madonna al collo delle signore e dei bambini ancora abbronzato dalle ferie invernali. Alla messa di domenica mattina mancano poche ore. Tutto sembra come prima, finché non ascolti confidenze e mormorii: cosa dirà il nostro parroco domani? Perché alla Frauenkirche non officerà monsignor Reinhard Marx, il nostro arcivescovo? Monaco, il giorno dopo: la ricca Baviera, il bastione bianco tedesco, la cattolica, conservatrice patria di papa Benedetto, è raggelata dallo shock, sente come una pugnalata lacerante la perdita delle certezze. È qui, nella Monaco opulentae cristiana, l' epicentro della crisi della Chiesa, e quasi come nella povera, caotica Mosca della perestrojka e dell' autunno dell' Urss, nessuno sa più di sicuro cosa porterà il domani. «Un prete pedofilo nella nostra Chiesa bavarese, che cosa sapeva allora l' attuale Papa?». Sparata a caratteri cubitali in ogni edicola e sul sito, la domanda del quotidiano popolare Abendzeitung fa male, pesa come un macigno. Nelle parrocchie non si parla d' altro, mi dice Christian Weisner, leader di "Wir sind Kirche", cioè "La Chiesa siamo noi", i cattolici del dissenso. Le giovani, eleganti mamme di Schwabing, che portano la prole a messa con i giganteschi Suv Bmw, e le timide contadine nei villaggi della Baviera profonda, sono unite come mai prima. Unite dalla paura per i figli: la tradizione, la dolce certezza della parrocchia o della scuola religiosa, fino a ieri certezza d' un secondo calore umano familiare per i bimbi, diventa paura, angoscia, incubo. L' incubo di consegnare i bambini al maligno, «di vederli finire come Cappuccetto rosso in bocca al lupo», mi confida una passante. Qui i nervi sono al calor bianco, e le parole di padre Lombardi non bastano a calmare gli animi dei fedeli. «Stiamo vivendo un incubo», dice Alois Glueck, e sa di cosa parla. Lui, cavallo di razza della Csu, il partito-Stato cattolico che governa la Baviera da mezzo secolo,è su tutte le furie. «Continuano a pensare a difendere prima di tutto la reputazione della Chiesa anziché preoccuparsi di difendere le vittime. Se si continua così la crisi della Chiesa come istituzione diverrà davvero grave». E aggiunge: «È ora di preoccuparsi di come il personale ecclesiastico viene selezionatoe scelto». Clima pesante, tra sussurri e grida dei fedeli e silenzi della Chiesa ufficiale, qui nella cattolica Baviera. Per il bastione bianco del Mitteleuropa è un' atmosfera di crisi interiore senza precedenti, la prima nella Storia: vacilla un sistema di valori e di potere. «Noi fedeli ci aspettiamo una parola chiara del Papa, non bastano le scuse della Conferenza episcopale», protesta Wesiner, il leader dei cattolici del dissenso. Mathias Drobinski, il prudente, preciso commentatore della Sueddeutsche Zeitung, rinuncia alle mezze parole: «Restano domande aperte, le risposte sono urgenti, e può fornirle solo Papa Benedetto, dovrebbe rispondere, in nome della chiarezza e della verità, non per farsi mettere alla berlina». Ma girando tra le parrocchie, chiacchierando coi fedeli, ascolti testimonianze agghiaccianti. «Io ho conosciuto, per caso, quel prete pedofilo, che fu riaccolto nella Chiesa in Baviera, e ricominciò ad abusare di minori», mi dice un laico impegnatissimo in una comunità di base, che vuole restare anonimo. «Le sembrerà strano, ma era un sacerdote amatissimo, popolare, simpatico, adorato da bambini, ragazzi e famiglie. Spesso, spessissimo, i sacerdoti con tendenze pedofile sanno come farsi amare». "L' abate H", come viene chiamato il prete pedofilo a lungo protetto dai silenzi, esercita ancora il sacerdozio. Soprattutto per i turisti, «ma gli capita ancora di organizzare messe per i giovani». La gente qui si chiede atterrita se sia un caso isolato o una punta dell' Iceberg. Certoè che fu difeso. Anche contro la sua prima vittima, Wilfried F., di Essen, che a 11 anni fu costretto da lui a praticargli sesso orale. Wilfried, adulto, saputo che il suo torturatore era ancora prete, gli scrisse due anni fa una e-mail anonima. Ricordò la violenza subita e chiese scuse e un risarcimento, magari morale. Gli rispose l' arcivescovado di Monaco. Poi lo denunciò per ricatti. Non dal prete violentatore, bensì a casa di Wilfried la vittima bussò la polizia. «Volevano costringermi a tacere, poi l' inchiesta su di me passò agli atti per mancanza di prove, ma quel prete dice ancora messa». - DAL NOSTRO INVIATO ANDREA TARQUINI
Zuletzt geändert am 21.03.2010