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Veröffentlicht am 08­.03.2013

8.3.2013 - IL FATTO QUOTIDIANO

“IL NUOVO PAPA RIPULISCA IL VATICANO DAL MALAFFARE”

di Marco Politi

All’assemblea dei cardinali si comincia a discutere del profilo del futuro papa. Dovrà essere “energico”, aperto al mondo, capace di governare la Curia, un buon missionario della fede.

Ma anche la base cattolica si fa sentire e suggerisce il suo modello di pontefice: “Ci aspettiamo un papa, che si comprenda come un essere umano…ci aspettiamo un leader che abbia il coraggio della trasparenza e la forza di ripulire l’amministrazione della Chiesa dalla piaga della segretezza, dalla corruzione crescente, dal malgoverno finanziario: fenomeni indegni della Chiesa di Gesù Cristo. Così parla Martha Heizer, presidente del movimento internazionale “We are Church/Noi siamo Chiesa”, nato a metà degli anni Novanta in Austria e da lì diffusosi in molti Paesi: dall’Australia agli Stati Uniti, dal Giappone al Sudafrica. Il movimento ha circa tre milioni di aderenti, una sua rappresentanza è venuta a Roma per far sentire ai cardinali la voce di un cattolicesimo insoddisfatto delle mancate riforme.

Il professore Anthony Padovano, teologo e collaboratore della conferenza episcopale statunitense nella stesura di due lettere pastorali, interloquisce direttamente con il dibattito in corso al collegio cardinalizio: “I cardinali vogliono più voce in capitolo nelle decisioni riguardanti la Chiesa. Vogliono un Sinodo dei vescovi più forte e un ruolo maggiore per le conferenze episcopali nazionali”. Senza una svolta verso un governo collegiale della Chiesa – sottolinea – il malfunzionamento ai vertici aumenterà. E una svolta è anche necessaria rispetto al sacerdozio e al modo di affrontare le problematiche sessuali.

Marylin Hutton, australiana, ribadisce che le ricerche storiche dimostrano che “non vi sono barriere per il ministero (sacerdozio) di uomini e donne, sposati e celibatari”. Ed è inutile che il Vaticano minacci e scomunichi “le donne che sono state ordinate in segreto e i vescovi e i preti che le sostengono”. Riassume la situazione lapidario e ironico il professore inglese Michael Walsh, per vent’anni gesuita: “Il potere del Vaticano è cresciuto e sta crescendo, e dovrebbe diminuire!”.


In realtà anche in seno al collegio cardinalizio la maggioranza è stanca di sentire storie su corruzione e malaffare in Vaticano senza poter prendere visione del dossier dei tre cardinali, che hanno svolto l’indagine segreta per conto di Benedetto. Tra i brasiliani, i tedeschi e gli americani si avverte insoddisfazione per non essere stati informati adeguatamente. Ieri hanno svolto tre relazioni i tre ministri economici del Vaticano: i cardinali Versaldi (Affari economici), Calcagno (Amministrazione patrimonio sede apostolica), Bertello (Governatorato). A luglio scorso c’era un disavanzo di 15 milioni di euro nel bilancio vaticano. Ma fino a ieri il cardinale Herranz, capo degli “investigatori”, non aveva preso la parola per rendere conto ai porporati dei risultati delle indagini sullo scandalo Vatileaks.

Invece ha fatto ingresso nell’assemblea dei porporati il tema della povertà. L’impegno per la giustizia sociale dovrà caratterizzare il futuro pontefice.

Finora hanno parlato oltre ottanta porporati e c’è ancora una lunga lista di quanti intendono intervenire. Forse la discussione durerà fino a sabato compreso.

Intanto è arrivato l’ultimo cardinale-elettore: il vietnamita Pham Minn-Man. Ora i 115 partecipanti al conclave sono al completo. Presto si saprà la data del conclave.

Zuletzt geändert am 09­.03.2013